Edoardo Estatico racconta a Soccavo Magazine come ha conosciuto el Pibe de Oro
“Tra gli incontri straordinari, che mi sono capitati finora spicca, senza alcun dubbio, quello con il grande Diego Armando Maradona. Tutto ebbe inizio, per puro caso, qualche anno dopo il suo arrivo a Napoli. Al tempo, avevo un forno in piena campagna, distante appena 20 metri dal Campo Paradiso, proprio alle spalle della struttura. Il tecnico della squadra di allora faceva allenare i giocatori non solo all’interno del centro, ma li faceva allungare fin sopra la collina, passando per stradine sconnesse. Una volta scesi, potevano rilassarsi per qualche minuto all’ombra dei nostri aranci e Diego, dal muretto, si affacciava spesso per sbirciare. Evidentemente gli piaceva l’ambiente, forse, gli ricordava la sua infanzia. Io, di calcio in quel periodo non capivo nulla, quindi non conoscevo né Maradona né i suoi compagni di squadra. Un bel giorno, quello che poi scoprii essere el Pibe de Oro, attratto dal profumo del pane che stavamo sfornando sotto la capanna, decise di avvicinarsi e di assaggiarne una fetta e, poi, un’altra ancora. Da lì nacque la nostra conoscenza, semplice e genuina… di “campagna”, oserei dire. Era un ragazzo alla mano, con noi, ma anche con i contadini dei paraggi. Ritornando al nostro pane, visto che a Diego piacque così tanto, un giorno mi chiamò il cuoco della squadra – molto probabilmente, dietro sua sollecitazione – e mi chiese di fornire delle pagnotte al centro tutte le mattine ma, soprattutto, la domenica. Alle 10, puntuale, dovevano stare là. Pare portassero fortuna! Man mano, iniziai a capire realmente chi fosse Maradona, le sue prodezze… anche se nel frattempo c’eravamo un po’ persi di vista. Intanto, gli anni passavano ed io, con un mio cognato, decisi di aprire una discoteca, il Cube di Mugnano, ex Le club dove, durante una festa un ragazzo, il mitico “Palummella”, promise che una di quelle sere avrebbe portato anche Diego. Fu di parola e mi permise di rivederlo, in un contesto completamente diverso da quello che ci aveva fatti incontrare. Guardandomi mi disse: “Ma noi ci conosciamo!” ed io “Diego, sono quello del pane!”. Così, tra tante risate, si riallacciò la nostra amicizia, da quel momento, più stretta che mai, passando insieme giornate indimenticabili.
L’ultima volta che l’ho visto? Nel 1988. Mi chiese di accompagnarlo da De Matteo a via Cilea. Passammo il pomeriggio a scegliere camicie ed abiti, poi, andammo al bar per un aperitivo. Da allora, purtroppo, per problemi sopraggiunti a Diego, non riuscimmo più a vederci. Resta, comunque, una delle persone più care incontrate nella mia vita. E, anche se è inutile ribadirlo, mi manca davvero tanto!”.