Intervista a Vittorio Vivenzio

di Tommy Totaro

 

– Caro Vittorio lei è considerato il benzinaio storico di Soccavo. Ma chiamarla benzinaio è riduttivo, la sua passione nasce da lontano, ci racconta brevemente quando ha iniziato a lavorare?

La ringrazio per avermi definito ” il benzinaio storico di Soccavo” , questa definizione mi riempie di gioia, ma i veri “storici” sono la famiglia Vivenzio, un tassello importante della comunità economica di Soccavo, a partire dai miei fratelli Pietro e Domenico fino a mio nipote Claudio. Sì, forse chiamarmi benzinaio è riduttivo perchè la nostra piccola azienda familiare spazia in un range di attività ben più ampio e diversificato.

 

– Suo nonno aveva una piccola officina per l’assistenza di bici e ciclomotori, quanto questo ha influenzato sulla sua scelta lavorativa?

Nel secondo dopo guerra la necessità per tutti di lavorare, faceva sì che le occasioni di lavoro non venissero sprecate, io infatti ho lavorato come operaio specializzato all’Italsider e in tutti i ritagli di tempo che mi restavano, sabato e domenica inclusi,  mi destreggiavo tra il distributore e la piccola officina che si trova dove ora abbiamo una stazione di noleggio vetture: facevo come le grandi dame, il cambio d’abito dal camice d’ operaio alla tuta da meccanico . La passione per il lavoro, invece, non nasce da lontano, ma da dentro, la forza di questa passione e’ scritta nel dna di ognuno di noi e nessuno, purtroppo,  la può inculcare in un’ altra persona.

 

 

– Dal 1969 , anno in cui è divenuto proprietario del distributore, ad oggi cosa è cambiato in questo mestiere? 

Il lavoro del benzinaio, come ogni altro lavoro e’ cambiato, ma non sempre cambiamento significa evoluzione. Le nuove generazioni, non solo nel nostro settore per la sfortunata contingenza economica, arrancano. Prima si privilegiava il rapporto con il cliente, ed è quello che noi cerchiamo ancora di fare, ma non è semplice dover stare dietro alla burocrazia, alle regole, nulla in questo paese è stato semplificato. Da questo punto di vista devo rendere merito a mio figlio Giovanni che ha saputo reinventare un confronto diretto con la sua clientela attraverso i social che sta dando ottimi risultati.

A tal proposito le racconto un episodio di qualche giorno fa: ho ricevuto una lettera dalla Turchia di una persona anziana, cliente del nostro distributore. Un militare Nato, che abitava difronte la nostra stazione di servizio, il quale in visita dopo tanti anni a Napoli e’ passato a salutarmi, si è sentito a casa e nella lettere dove mi ringrazia per l’ospitalità mi definisce:” you arte not a friend, you are my brother”. E questi sono attestati di stima che lasciano il segno.

 

– Lei ha vissuto tutti gli aumenti dei prezzi della benzina, si ricorda il periodo in cui c’è stato l’aumento più sostanzioso? e come l’ha vissuto quel momento?

Nel 1974 ci fu un aumento della benzina dovuta all’ embargo dell’opec nei confronti degli Stati Uniti che ebbe ripercussioni anche da noi, ma le posso assicurare che nessuno tsunami degli anni addietro è paragonabile, alle più piccole oscillazioni di questi ultimi anni e questo per una serie di motivi: la globalizzazione che avvicina geograficamente ed economicamente paesi molto lontani. Ciò che accade dall’altra parte del mondo si abbatte su di noi, la crisi economica ci sta fiaccando, ancor prima che nel portafoglio nello spirito. Io parlo di un novello Medioevo, un ritorno al baratto e alla chiusura verso gli altri, nella speranza di preservare quel poco che ci è concesso.

 

 

– Lei è molto orgoglioso di sua nipote, campionessa regionale under 11 di tennis ma ha anche una figlia che le dedica una poesia pubblicamente. evidentemente i valori familiari contano molto per lei, se la sente di dare un consiglio ai giovani di oggi, come fare per non perdere quei valori di una volta?

Per natura sono ottimista, mi dicono sia nato con la camicia, per ora mi godo i risultati della mia nipotina e i sorrisi degli altri tre nipotini. Il duro lavoro fatto negli anni insieme ai mie figli, oltre a Giovanni e  Massimo ( responsabile dell’ officina) ma anche i nostri collaboratori, in primis Nino, ci hanno permesso di essere una solida realtà. Consigli? Non mi sento di darne, ma credo che sia il modus operandi, le azioni di una persona a “farsi sentire” più di mille consigli e parole.

 

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