Degrado e incuria. Il campo è una distesa di piante alte e sterpaglie. Difficile farci rotolare un pallone

 

 

” Ma quale paradiso, chiamatelo centro inferno! ” – ci risponde così Eugenio, edicolante da circa trent’anni in via Epomeo quando gli chiediamo del centro Paradiso, cioè della casa del Napoli dagli anni ’70 sino al 2004, anno del fallimento. Erano gli anni in cui il potere della famiglia Lauro volgeva al termine e Corrado Ferlaino assunse la presidenza di una società ridotta sul lastrico dai debiti. Erano gli anni di Sormani, il Pelè bianco, di Altafini, di Vinicio mentre l’Italia era inchiodata davanti alla tv e il dibattito politico era più serrato che mai, occupazione, mezzogiorno, pensioni, costo della vita. Si preparava la stagione del terrorismo e a Napoli quella del colera.  Il centro era stato costruito negli anni ’70 su un terreno di proprietà di Ferlaino, regalato al Napoli con un palazzo di fronte. Il Napoli dovette spendere qualcosa per mandar via un colono. Qualche calciatore venne a dormirci per sentirsi più al sicuro nel novembre del 1980, c’era appena stato il terremoto. All’epoca con i giocatori potevi ancora parlarci, noi giornalisti intendo. Sulla rampa che portava alle camere dei giocatori si conoscevano gli umori, i litigi, quanti ricordi raccontati negli anni da chi li ha vissuti. Memorie che si illuminano d’immenso non appena compaiono quelle riferite a Diego Armando Maradona. I suoi rientri notturni con la Ferrari nera, il litigio con Matarrese, gli allenamenti. Di quando palleggiava con la bottiglietta d’acqua minerale o di quando faceva gol tirando a effetto. Oggi il centro di Soccavo non esiste più, un’invisibilità rafforzata dalla devastazione. Lasciato ad ogni sorta di destino disumano l’ex casa del Napoli è ora solo spazzatura. Dicevano portasse male. Dicevano portasse sfortuna… come no, abbiamo vinto solo due scudetti al Paradiso.

 

 

Passeggiando nelle vicinanze ti capita di vedere qualche senzatetto che prova ad intrufolarsi, poi magari ci riesce pure. Nulla di male, nemmeno che ci vadano i cani randagi, ma questo posto è diventato impraticabile anche per loro. Perchè un clochard dovrebbe vivere nella spazzatura! Vogliamo dignità per i senza tetto, i cani randagi e per il centro Paradiso che ormai è stato completamente depredato di tutto.

I custodi mancano da nove anni, li pagava Giorgio Corbelli, attraverso la Diciassettezerosette. Ve lo ricordate Corbelli? Leggevamo così tanto di lui durante la crisi della società che ci è sembrato un parente stretto, un cugino, uno zio, che so. La Diciassettezerosette era locataria della struttura, in affitto al Napoli sino al fallimento, proprietarie due società di leasing, le banche San Paolo di Torino e Popolare di Ancona, che l’avevano acquistata per 12 miliardi di lire nel 2000, quando Corbelli entrò nel Napoli come socio di Ferlaino. Vendita finita al centro del processo per il crac azzurro.

La Diciassettezerosette ha fatto un passo indietro, non pagando più canone e manutenzione, quando la curatela fallimentare ha contestato l’operazione chiedendo la revocatoria. Tocca dunque al tribunale decidere se il Paradiso è a disposizione della curatela o di Corbelli. La situazione è congelata. Dovesse sbloccarsi, la struttura finirebbe in ogni caso sul mercato.

Ma già adesso, se qualcuno volesse rilevarla, potrebbe cercare un accordo con le parti in causa. “In passato, qualcuno si è fatto avanti – disse Corbelli – ma in una maniera molto timida. Fa male vedere il centro Paradiso in queste condizioni, ma nessuno ha mai mosso un dito”.

Degrado e incuria. Il campo è una distesa di piante alte e sterpaglie. Difficile farci rotolare un pallone. A fine allenamento Alemao ne calciava una decina al di là del muro di cinta per regalarli ai ragazzi che aspettavano all’uscita i giocatori, mandando su tutte le furie il magazziniere Starace. Dall’ingresso al terreno di gioco si scorgono appena i pali della porta tra l’erba alta. Maradona si divertiva a centrare la traversa da metà campo. Forse, con una magia delle sue, ci riuscirebbe  pure adesso. L’ultima mobilitazione risale a qualche anno fa, furono il COMITATO SOCCAVO e i ragazzi del progetto CALCIO POPOLARE SOCCAVO a denunciare lo stato di abbandono. L’attenzione nei confronti del disagio sociale va avanti ma c’è bisogno anche del supporto delle istituzioni per rivedere la luce in fondo al tunnel.


Questo è un comunicato del COMITATO SOCCAVO di pochi anni fa ma che è ancora validissimo : “Campi, spalti e spogliatoi sono ormai trasformati in una vera e propria discarica . Molti sono tornati a parlare e parlano di quello che i napoletani definiscono il tempio del calcio ma, quasi sempre, diventa oggetto di progetti speculativi e discorsi strumentali. Ci sembra assurdo che nell’area flegrea, dove vivono oltre 200 mila persone ed è forte la carenza di spazi pubblici per l’aggregazione e le attività sportive, una struttura del genere debba ritrovarsi in questo stato”. Da allora iniziative e incontri sono serviti a mettere in atto quel sostegno dello sport popolare , un’opportunità di certo per far comprendere come sia importante la mobilitazione di tutti. Il centro Paradiso però è ancora lì, fermo, inutilizzato, gelato in uno spazio senza tempo e storia, quando invece, di storia ne ha anche troppa, quelle pagine da raccontare, da vedere non possono restare vuote. Ridateci il Paradiso, in questa vita, perchè per le prossime ci attrezzeremo.

 

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