di Bruno Marra

In queste settimane di celebrazione maradoniana, c’è un luogo della memoria e della memorabilia storica, che è nel cuore di Soccavo. Il Centro Tecnico Paradiso. O, per meglio dire, l’ex Centro Paradiso che adesso versa più in condizioni infernali, come se fosse un “Averno” del contrappasso.

Negli Anni 80, i favolosi Anni 80, Via Vicinale Paradiso diventò il Centro del Mondo. Perché nel luglio del 1984 venne ad abitarci il Dio del Calcio. La leggenda volle una data e fu quel 5 luglio 1984, ancor prima che il 10 maggio del 1987, a dare l’impulso alla genesi della “Creazione”. Diego Maradona fu presentato al San Paolo e nessuno poteva pensare che 36 anni quello Stadio sarebbe stato intitolato al suo nome.

Ma la verità è che la reale casa di Diego era il nostro Centro Paradiso. Al San Paolo, è vero, si consumava la liturgia sacra della domenica, ma il resto della settimana Maradona abitava a Soccavo. Ed io, che ero un ragazzino di 14 anni, consumavo tutti i santi giorni (perché da quel momento tutti i giorni erano santificati nel nome del D10S) sul cammino di Santiago, che da quel momento divenne cammino di San Diego.

Via dell’Epomeo, Via Croce di Piperno fino alla salita di Via Vicinale Paradiso, dove si illuminava l’orizzonte azzurro. Pomeriggi in cui non contava il caldo e ci faceva il solletico il freddo. L’unica temperatura corporea era quella dell’amore per Maradona.

Era quello l’itinerario della passione, che aveva come premio finale veder spuntare dalla porticina minuscola della salita quell’uomo minuscolo che già però sembrava un Gigante. E’ impossibile spiegarvi oggi, nell’era della esasperazione telematica e della interazione virtuale, quanto fosse pregnante quel luogo di culto e di “struscio” mistico. Una folla di gente in adorazione che si affollava su quella salita e inondava di gioia l’intera ala di Soccavo. Per un periodo, i primi mesi, Diego visse lì, dormiva nella villetta ricavata all’interno della struttura, prima di trasferirsi a Posillipo, nella ormai proverbiala Via Scipione Capece.

Sono stati gli Anni d’oro di Napoli e di Soccavo, che per oltre un lustro diventò la Capitale del Mondo. Oggi sul sentiero di Via Epomeo e negli anfratti delle traverse esiste ancora un cartello tirato a lucido che ritrae la “MA.GI.Ca”, ovvero il tridente che fece epoca: “Maradona-Giordano-Careca”. E l’insegna reca la freccia per l’indicazione verso l’ex Centro Sportivo. Quello che è ridotto come una discarica a cielo aperto. Ma che un tempo fu davvero il Paradiso sceso sulla Terra.

 

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