di Francesca Attanasio

 

In arrivo dolci bontà “made in Soccavo”… Questa estate, l’oratorio salesiano San Domenico Savio ha dato il via ad un nuovo stuzzicante progetto legato alla produzione di miele biologico. Per l’occasione, tre ragazzi, Antonio Riccio, Alessandro Armenio e Salvatore Agrillo, si sono messi in gioco per la futura nascita di una cooperativa destinata all’apicoltura. E non solo. I giovani sono molto ambiziosi: vorrebbero produrre anche confetture e liquori realizzati con prodotti tipici soccavesi.

Intanto, presso l’Oasi San Pietro e Paolo hanno già portato un’arnia, struttura artificiale all’interno della quale vive una famiglia di api e può contenerne fino a 60 mila. Quando in uno stesso luogo si concentrano più arnie, si parla di apiario. Ed è proprio in quest’ultimo che i ragazzi sono andati a prendere l’arnia in questione… Un’avventura non semplice, ma che hanno portato a termine alla grande “armati” di tute, caschi con tulle, guanti e tanto coraggio.

L’idea dell’apicoltura nasce in collaborazione con il centro Educativo Diocesano  Regina Pacis di Quarto. Una delle missioni del Centro e del suo direttore, don Gennaro Pagano è, infatti, quella di riuscire a trovare occasioni di formazione e di lavoro per i ragazzi di Nisida. Da qui, la nascita della Cooperativa Sociale Regina Pacis composta dagli stessi volontari, dove da anni si porta avanti questo progetto. Ed è proprio presso il suddetto centro, che i ragazzi dell’oratorio salesiano San Domenico Savio si sono recati a luglio per prendere l’arnia e a metà settembre, per l’ultima fase della produzione del miele ovvero l’invasettamento.

C’è da dire, per chi non lo sapesse, che la produzione del miele prevede diverse fasi: la prima è proprio l’estrazione del miele. All’interno delle arnie si pone un’altra struttura cioè il melario, una casetta senza fondo e senza tetto che ha come scopo principale quello di dare più spazio alle api. Successivamente, si tolgono tutte le api dai melari, che verranno portati in laboratorio e accatastati. Con un’apposita forchetta o coltello, si tolgono i tappi di cera che nel frattempo si sono formati, per agevolare la fuoriuscita. Poi, i telaini vengono posti nello smielatore, una sorta di lavatrice, che grazie alla forza centrifuga, permetterà di far fuoriuscire il miele, il quale sarà versato in secchi, detti maturatori, contenenti filtri a maglia stretta, che impediscono il passaggio di pezzi di cera o di api. Nei maturatori il miele fermenta per una quarantina di giorni. Si formerà una schiuma a galla a causa dell’aria e, una volta tolta, si procederà all’invasettamento.

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